Come funziona - Counseling Mantova - Relazione di Aiuto

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Come funziona il Voice Dialogue

La forma classica di applicazione del VD è la seduta di VD o “intervista” ai Sé. A partire da temi, situazioni, problematiche o conflitti interni che si vogliono esplorare, si mettono a fuoco per prima cosa, insieme al diretto interessato, quali possono essere gli aspetti (i Sé) più direttamente coinvolti  nella tematica oggetto dell’esplorazione, quali le forze in campo, portatrici il più delle volte di interessi e punti di vista diversi e contrapposti. Poi, partendo in genere dal sé più forte o più presente al momento, la persona viene invitata a spostarsi in un altro punto della stanza, che lei stessa sceglie come luogo in cui aprire un dialogo con quella parte di sé, e piano piano a calarsi, immedesimarsi in essa (aiutata, se necessario, dai suggerimenti del facilitatore/facilitatrice). A questo punto può iniziare un’interazione, che solitamente ha la forma del colloquio, tra il facilitatore/facilitatrice e la Parte, durante la quale questa verrà sollecitata – sempre e solo se lo vorrà e nella misura in cui lo vorrà – a raccontare di sé, la sua storia, il suo sentire, i suoi punti di vista, le sue emozioni, bisogni, desideri, strategie, rapporti con altre Parti e/o con la persona ‘nel suo insieme’. Il colloquio viene condotto dal facilitatore/facilitatrice con le modalità tipiche del counseling: massima presenza, accoglienza, empatia, non giudizio, ascolto attivo e riflessivo, nonché una sintonizzazione energetica con la Parte, in modo da facilitarne l’espressione. Le esperienze sono sempre intense e rivelatrici, perché solitamente le Parti dentro di noi, anche quando sono quelle primarie, non hanno la possibilità di esprimersi compiutamente, di tenere la parola a lungo e di essere ascoltate con profondo interesse e rispetto. Alla fine del colloquio, si ritorna al “centro”, da dove sarà possibile raccogliere, riepilogare e consapevolizzare le informazioni emerse durante l’intervista (incluse quelle corporee, emotive ed energetiche), integrando in una nuova prospettiva il livello dell’esperienza con quello dell’osservazione consapevole (visione lucida).

Il VD si avvale anche di altre tecniche e procedure: si può svolgere, per esempio, attraverso la scrittura o il disegno, l’imagery, il movimento corporeo o l’attualizzazione dei sogni.

A livelli avanzati, la tecnica si può utilizzare anche da soli/e, ma è soprattutto in coppia o in gruppo che il VD esprime tutte le sue potenzialità.

Si può richiedere ed applicare all’interno della relazione d’aiuto, cioè durante gli incontri di counseling, oppure si può scegliere di apprendere la tecnica tramite i percorsi formativi, per poterla utilizzare autonomamente. Uno dei modi per utilizzarla è attraverso scambi alla pari, tra persone che hanno appreso il metodo, così come “nelle relazioni primarie e fra amici”, come incoraggiavano a fare gli Stone.

Può essere utilizzata per risolvere problemi, fronteggiare situazioni difficili, prendere decisioni, ma anche semplicemente per approfondire la conoscenza di sé ed aumentare il proprio livello di consapevolezza e di benessere.

Come per il Focusing, anche nel VD i codificatori del metodo hanno volutamente evitato di brevettarlo, di farne una professione a sé, come di limitarne l’uso all’ambito delle professioni d’aiuto (benché possano proficuamente essere utilizzati anche in questi contesti), così da poterli utilizzare nel modo più diffuso e “democratico” possibile:  «il Dialogo delle Voci non è una scuola di psicoterapia e non è una professione a se stante:  [...] è uno strumento per la trasformazione, uno nella moltitudine di sistemi che possono essere usati per l’evoluzione della coscienza, [...] un modo di imparare gradualmente a fare esperienza della totalità del nostro essere, a viverla e comunicarla». La cosa fondamentale è eseguirlo «soltanto in un’atmosfera di fiducia e rispetto reciproci» (H. e S. Stone, Il Dialogo delle Voci).

 


 
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